La lotta contro l’abusivismo edilizio: una sentenza ribadisce i doveri della pubblica amministrazione

Emblematica, impone azioni decise contro l’inerzia delle autorità locali in materia di edilizia

Di Enrico Pellegrini:

La giustizia amministrativa si è pronunciata nuovamente sul tema sempre scottante dell’abusivismo edilizio, questa volta attraverso una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale di Catania che non lascia spazio a interpretazioni: il silenzio della Pubblica Amministrazione di fronte agli abusi edilizi non è solo inaccettabile, ma esplicitamente illegittimo.

Il caso in questione, risolto dalla sentenza n.734 del 2024, ha visto il T.A.R. accogliere il ricorso di un cittadino esasperato dall’attesa di una decisione comunale sulla demolizione di una costruzione abusivamente eretta. La sentenza pone in risalto un principio fondamentale: ogni individuo ha il diritto di vedere riconosciuta e tutelata la propria posizione giuridica qualificata, soprattutto quando si tratta di contrastare violazioni edilizie che minacciano l’ordine e l’integrità urbanistica.

Rifacendosi a solide basi giurisprudenziali (amministrative e di legittimità), i giudici del T.A.R. hanno ribadito che l’amministrazione comunale è obbligata a concludere il procedimento amministrativo avviato dal cittadino, con l’adozione di un provvedimento espresso sulla demolizione dell’immobile abusivo. Questo impegno si fonda sulla “legittima aspettativa” del cittadino di conoscere l’esito dell’azione amministrativa, un principio consolidato nella giurisprudenza che il T.A.R. ha voluto riaffermare con forza.

La sentenza si colloca all’interno di un contesto giurisprudenziale più ampio che affronta il tema del silenzio amministrativo. Ad esempio, la questione della notifica rifiutata a causa di una casella di posta elettronica piena, trattata nella sentenza, riflette i dilemmi attuali dell’era digitale nelle comunicazioni ufficiali. La decisione del T.A.R. di considerare tali notifiche come validamente effettuate si appoggia a precedenti giurisprudenziali significativi, come quelli stabiliti dal T.A.R. Reggio Calabria (sentenza n.60 del 09.01.2023) e dalla Cassazione Civile (sez. III^ sentenza n.49/2021 e sez. II^ sentenza n.2581/2021), che ora attendono ulteriori chiarimenti e valutazioni dalle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione.

Questa sentenza non solo chiarisce il dovere dell’amministrazione di agire prontamente in caso di abusi edilizi, ma si erge anche come punto di riferimento per il futuro, invitando le autorità a una maggiore responsabilità e trasparenza. In questo scenario, il messaggio è inequivocabile: il rispetto delle normative urbanistiche e l’impegno contro l’abusivismo non possono essere ignorati, e il silenzio amministrativo si configura come un ostacolo alla giustizia e al bene comune che deve essere superato.

In questo caso la Pubblica Amministrazione è stata condannata al pagamento delle spese di lite e, contestualmente, alla nomina di un Commissario ad Acta, individuato nella figura del Dirigente Generale del Dipartimento Urbanistica dell’Assessorato Territorio ed Ambiente della Regione Siciliana, nel caso di ulteriore silenzio ed inerzia del Comune.

Attraverso questa decisione, il T.A.R. di Catania non solo fornisce una risposta giuridica a un singolo caso di abusivismo edilizio, ma invia un segnale forte sull’importanza della legalità e della prontezza nell’amministrazione della giustizia, contribuendo così a delineare un futuro in cui la legge e l’ordine urbanistico prevalgono per garantire una convivenza civile più equa e rispettosa.

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